venerdì 19 aprile 2024

Europee, Lega per Salvini premier conferma simbolo, Udc solo in lista?

Avanti tutta senza cambiare nulla. Sembra di poter dire questo con riguardo alle scelte "simboliche" della Lega per Salvini premier con riguardo alle elezioni europee. Ieri le agenzie hanno dato notizia di una nota diffusa dal partito in cui si diceva che il consiglio federale aveva "approvato all'unanimità" il simbolo da utilizzare e che sarebbe stato "lo stesso delle ultime politiche, con il nome di Salvini sotto lo storico Alberto da Giussano". Lo stesso comunicato fa sapere che sarebbero in fase di chiusura le liste, il cui deposito presso gli uffici elettorali circoscrizionali è previsto per il 30 aprile (dunque nel primo dei due giorni a disposizione): le liste includerebbero, tra coloro che hanno dato la disponibilità a presentarsi (in numero "ben superiore al massimo previsto") "diversi aspiranti europarlamentari civici e la collaborazione con l'Udc dell'amico Lorenzo Cesa in tutti i collegi".
Dal tenore di queste righe, si deve dunque immaginare che per la quarta volta consecutiva nelle bacheche del Viminale il partito guidato da Matteo Salvini farà arrivare lo stesso contrassegno, senza alcuna modifica. Il simbolo delle ultime elezioni politiche (2022), infatti, è lo stesso utilizzato a partire dal voto politico precedente (2018) e mantenuto anche alle europee del 2019. Diverso fu il discorso nel 2014 - le prime elezioni di livello nazionale gestite da Salvini come segretario, ovviamente della Lega Nord - quando nel contrassegno trovarono posto un riferimento alle autonomie, l'emblema in miniatura di Die Freiheitlichen e, nel segmento prima occupato dalla Padania o dal riferimento ai leader, la dicitura "Basta €uro" (e, a destra del guerriero di Legnano, si poteva ancora vedere il "Sole delle Alpi", sia pure molto più piccolo rispetto al passato
L'unica modifica che potrebbe esserci riguarderebbe eventualmente il colore del cognome di Salvini: alcune grafiche diffuse sia online sia sui manifesti, infatti, sembrano utilizzare un giallo più scuro, tendente piuttosto all'arancione. Sembra difficile che il colore usato nel simbolo sia stato adeguato a quello delle grafiche: si attende dunque di conoscere la tinta corretta del nome. In teoria il comunicato fa supporre che l'Udc non inserirà un riferimento grafico all'interno del contrassegno, così come non si parla della possibilità di citarvi Identità e Democrazia, il partito europeo cui aderisce la Lega (anzi, le Leghe: il sito riporta sia la Lega Nord, sia la Lega per Salvini premier): per verificare tutto questo, però, occorre aspettare domenica 21 aprile, nella quasi granitica certezza che prima dell'apertura dei cancelli del Viminale - prevista alle 8 del mattino - Roberto Calderoli raggiungerà i colleghi del partito che avevano preso il posto per la fila e curerà le operazioni di deposito.
La conferma del simbolo precedente lascia da parte, almeno per un po', gli inviti a togliere il riferimento a Salvini nel simbolo e anche nel nome (li ripete da tempo, per esempio, Paolo Grimoldi, tra i promotori del Comitato Nord) o i casi in cui si è effettivamente scelto - alle elezioni locali o in alcune iniziative del partito, specie in occasione del quarantesimo anniversario della fondazione della Lega (autonomista) Lombarda - di non inserire il cognome del segretario nel simbolo. 

giovedì 18 aprile 2024

Europee, simbolo di Alleanza Verdi e Sinistra (senza Possibile) intatto?

In queste ore si sta parlano moltissimo della candidatura annunciata da Alleanza Verdi e Sinistra di Ilaria Salis, "detenuta in Ungheria, in condizioni che violano gravemente i diritti delle persone, [...] prossime elezioni europee" dell'8 e del 9 giugno. La candidatura, concertata con il padre Roberto, è ancora da definire nei modi (anche per l'accettazione che Salis dovrà firmare per poter entrare in lista) e nelle forme, con il fine di "tutelare i diritti e la dignità di una cittadina europea, anche dall'inerzia delle autorità italiane, per ottenere una rapida scarcerazione in favore degli arresti domiciliari negati con l'ultima decisione dai giudici ungheresi" e di generare, a partire dalla candidatura, "una grande e generosa battaglia affinché l’Unione Europea difenda i principi dello Stato di Diritto e riaffermi l’inviolabilità dei diritti umani fondamentali su tutto il suo territorio e in ognuno degli Stati membri". 
L'annuncio è arrivato quando formalmente non è ancora stato confermato il simbolo con cui le liste di Avs si distingueranno alle elezioni europee; se si guardano alcuni materiali elettorali già circolanti - per esempio le grafiche dell'europarlamentare uscente Massimiliano Smeriglio, eletto nel 2019 con la lista Pd - Siamo Europei e uscito dalla delegazione dem all'inizio del 2024 - si ha la sensazione che il contrassegno sia esattamente lo stesso presentato alle ultime elezioni politiche: proprio il risultato ottenuto nel 2022, che ha consentito l'elezione di deputati costituitisi in gruppo, consente la presentazione delle liste senza dover raccogliere le firme. I due soggetti principali costituenti, peraltro, fanno riferimento a due partiti politici europei (e gruppi parlamentari) diversi: il Partito verde europeo per Europa Verde (che schiera anche il girasole dell'European Green Party) e il Partito della Sinistra Europea per Sinistra Italiana (che ha lo status di osservatore, visto che solo il Partito della Rifondazione comunista è un membro a pieno titolo del partito europeo). 
Martedì 16 aprile, tuttavia, di Avs si è iniziato a parlare soprattutto a proposito del rapporto complesso con Possibile: il partito, fondato da Pippo Civati e guidato dal 2018 da Beatrice Brignone, nel 2019 aveva concorso alle liste di Europa Verde (anche se il contrassegno ormai era stato depositato), candidando lo stesso Civati (che non mancò di polemizzare sull'inserimento di alcune candidature espressione del Fronte Verde, oggi partecipante alla lista Libertà di Cateno De Luca) senza però riuscire a spingere la lista a superare la soglia di sbarramento. 
Sulla questione della posizione di Possibile alle elezioni europee di giugno, il partito proprio il 16 aprile ha diffuso una propria nota, riportata di seguito: 
A partire dalle politiche del 2022 e poi sui territori per le amministrative e le regionali abbiamo avviato ove possibile percorsi comuni con Alleanza Verdi e Sinistra e con le forze la compongono, percorsi che hanno dato e stanno dando, in vista della tornata di giugno, forza e incisività alle nostre idee, alle battaglie comuni e alle persone che scelgono di portarle avanti. Purtroppo abbiamo constatato che non c'è la stessa disponibilità per quanto riguarda il percorso europeo, quindi condividiamo con tutte e tutti voi la riflessione che abbiamo già inviato alle forze politiche che costituiscono AVS, a Europa Verde, a Sinistra Italiana e ai Verdi Europei, ringraziandovi per il sostegno e per l'interesse che state dimostrando per le battaglie che portiamo avanti e per il modo di fare politica della nostra comunità. 
"Tra pochissime settimane verranno depositate le liste per le prossime elezioni Europee, ma nonostante il tentativo intrapreso da parte nostra fin dalle scorse politiche di costruire insieme una forza che si presenti alle elezioni unita, ad oggi ci spiace constatare che la nostra partecipazione non appare utile né forse gradita. Come capirete, all’alba di una campagna elettorale, senza coinvolgimento né risposte e senza vedere definizioni di alcun tipo, per noi non è più possibile traccheggiare oltre ed è con vero dispiacere che siamo costretti a prendere atto del fatto che il contributo che siamo convinti di poter portare al progetto e alla campagna elettorale non possa esserci con queste condizioni, e a condividere la situazione con chiarezza con il partito e con i nostri elettori. I progetti che vedono presentarsi unitamente AVS e Possibile sui territori dimostrano la validità dell’alleanza e ci auspichiamo che possano crescere e consolidarsi, ma è evidente che a livello nazionale non è al momento possibile replicare la stessa alchimia.  Ringraziamo i vertici dei Verdi Europei per i tentativi di mediazione e ci auguriamo che in futuro si valuti con maggiore attenzione la risorsa che Possibile può rappresentare."
Un articolo di Luca Pons su Fanpage ha cercato di approfondire il punto, raccogliendo un lapidario commento di Civati ("Povera sinistra") e una risposta più articolata di Brignone: a suo dire, non ci sarebbero stati problemi di carenza di posti tra le candidature. "Non siamo neanche arrivati a parlarne. Il punto è che fin dalle ultime elezioni politiche stiamo cercando di costruire una proposta politica unitaria a sinistra. Pensavamo che i tempi fossero maturi per farlo anche alle europee, ma evidentemente ci sbagliavamo". E se, come si comprende dalle parole scritte, tra i Verdi italiani ed europei "c'era disponibilità a presentare un contrassegno comune, [...] Sinistra italiana non è stata della stessa idea".
Brignone e Civati si candidarono nelle liste di Avs (prive di ogni riferimento grafico a Possibile) senza conseguire l'elezione; questo non ha impedito che in seguito si siano concepiti altri percorsi comuni: nel 2023, per esempio, alle elezioni regionali in Lazio ha partecipato alla lista Verdi e Sinistra a sostegno di Alessio D'Amato (portando - pur nella sconfitta della coalizione di centrosinistra - all'elezione di un consigliere, non riferibile però a Possibile) e in Friuli ha concorso alla lista di Avs in appoggio a Massimo Moretuzzo (lui non ha vinto, ma la lista ha comunque ottenuto un'eletta, sia pure riferita a Sinistra Italiana); in Sardegna, poi, quest'anno è stata presentata una lista a sostegno di Alessandra Todde che, grazie alla vittoria della candidata, ha ottenuto quattro rappresentanti in consiglio regionali, inclusa Maria Laura Orrú, aderente a Possibile e confermata nella sua carica di consigliera). 
"Nei territori dove a Possibile è stato riconosciuto un giusto ruolo, ci auguriamo che il buon lavoro dei nostri iscritti si fortifichi e si potenzi", ha detto Brignone, che con riferimento alla situazione legata alle elezioni europee ha usato altre parole: "Il problema sta nella tendenza a mantenere lo status quo. Siamo un Paese conservatore, anche a sinistra. Difficilmente cambiano schemi, parole e protagonisti". L'autore dell'articolo ha aggiunto altro, sostenendo che le trattative con Avs e in particolare con Sinistra Italiana si sarebbero rotte proprio sul contrassegno, quindi sull'inserimento di un riferimento a Possibile, "creando un clima di 'imbarazzo' che ha sostanzialmente impedito di arrivare a confrontarsi sulla campagna elettorale".
Sul piano grafico bisogna dire che la presenza di Possibile spesso non ha migliorato l'aspetto finale del simbolo: in alcuni casi, come in Sardegna e - in parte - in Lazio, ha decisamente contribuito a riempire e "appesantire" il contrassegno, mentre in Friuli - Venezia Giulia si è trovata una soluzione più fine, a danno però della visibilità e riconoscibilità del partito guidato da Brignone. Ci sarebbe ancora tempo, in ogni caso, per intervenire sulla grafica, se solo si volesse effettivamente includere possibile all'interno della lista; nel frattempo, è giusto segnalare che dalla sua creazione il partito fondato da Civati e guidato dal 2018 da Brignone non ha mai depositato il suo emblema al Ministero dell'interno, almeno con riferimento alle elezioni politiche (2018 e 2022) ed europee (2019). Sarà così anche questa volta? 

Siamo Europei, Azione punta a Renew Europe con 8 partner nel simbolo

Arriva un altro tassello verso la composizione del panorama "simbolico" delle prossime elezioni europee. Questa mattina, infatti, è stato reso ufficiale il fregio elettorale con cui si presenterà la lista di Azione - Siamo Europei: si tratta, in particolare, di uno dei contrassegni compositi più attesi (insieme a quello, parzialmente anticipato nei giorni scorsi, della lista Per gli Stati Uniti d'Europa) del prossimo voto europeo, considerando la scelta delle forze politiche facenti riferimento all'area liberaldemocratica di non fare fronte comune alle elezioni dell'8 e 9 aprile.
Il contrassegno, dunque, riprende almeno in parte la struttura che era stata anticipata nelle scorse settimane (dall'inizio di marzo), mettendo al centro - su fondo bianco - il riferimento ad Azione (necessario per godere dell'esonero dalla raccolta delle firme), subito al di sotto l'espressone "con Calenda" e, nella parte inferiore di quella fascia, il logotipo del gruppo parlamentare europeo Renew Europe: durante la conferenza stampa di presentazione di ieri, tenutasi presso la sede dell'Associazione della Stampa estera in Italia (trasferitasi da pochi mesi al piano nobile di Palazzo Grazioli, ex residenza romana di Silvio Berlusconi e delle sue attività), Carlo Calenda ha sottolineato come martedì sia stata ottenuta proprio da Renew Europe l'autorizzazione all'uso del fregio nel contrassegno elettorale. 
I colori principali dell'emblema sono sempre quelli di Azione, cioè il blu e il verde con tanto di sfumature: queste si vedono anche negli elementi "triangolari" - aggiunti nelle ultime settimane - che separano la parte bianca centrale dai segmenti blu collocati in alto e in basso nel cerchio. Nella parte superiore è stato inserito il riferimento grafico a Siamo Europei, vale a dire l'associazione fondata da Calenda nel 2019 in vista delle elezioni europee (presentatasi nella lista comune con il Pd in quell'anno, ottenendo appunto l'elezione di Calenda al Parlamento europeo) e in seguito trasformatasi giuridicamente in Azione. Nella parte inferiore, invece, hanno trovato posto ben otto simboli in miniatura, per indicare le forze "espressione dei movimenti che hanno fatto l'Europa, cioè liberali, popolari, repubblicani e socialisti riformisti" e che, hanno accettato di federarsi all'interno della lista, secondo le regole indicate dallo stesso Calenda: "Una lista alle elezioni europee per noi è tale se possiede alcuni requisiti molto chiari: i partecipanti, se eletti, devono andare nello stesso gruppo politico, in questo caso Renew Europe; i gruppi politici partecipanti, anche dopo le elezioni europee, devono continuare a lavorare insieme; i candidati non devono essere soggetti a influenze finanziarie di potenze straniere fuori dall'Ue". I primi due punti, in particolare, sono suonati come un rifiuto netto dell'idea di "lista di scopo" (e, pur senza mai citarlo, del progetto "Per gli Stati Uniti d'Europa" per come viene perseguito), "una lista per la quale si dice che dal giorno dopo ognuno va per conto suo in gruppi politici diversi". 
In più nella conferenza si sono indicati i capisaldi del programma della lista per le europee - sostegno all'Ucraina da rinnovare; impegno contro le teocrazie e l'integralismo islamico; istituzione di un'unione della difesa e di forze armate europee; superamento del voto all'unanimità nel Consiglio dell'Unione europea e poteri di iniziativa normativa al Parlamento Europeo; "tolleranza zero" per le violazioni allo Stato di diritto; impegno per la transizione ambientale, da rivedere alla luce di analisi di impatto tecnologicamente neutrali attente alla sostenibilità finanziaria, e sostegno a ogni tecnologia di produzione elettrica a bassa emissione, incluso il nucleare; elaborazione di una politica industriale comune armonizzando aliquote fiscali e basi imponibili; ripresa del percorso per un accordo commerciale con gli Usa; regolazione urgente circa l'accesso ai social media e la responsabilità delle piattaforme sui contenuti pericolosi o falsi; piano deciso di rilancio per il "pilastro sociale" dell'Ue, con attenzione a sanità, istruzione, demografia e parità di genere; concentrazione dei fondi della cooperazione sull'Africa; politiche migratorie basate su accoglienza, redistribuzione, ma anche su formazione e inserimento lavorativo - e si è preannunciato l'impegno a sostenere una candidatura di Mario Draghi alla presidenza della Commissione o del Consiglio europeo.
Ma quali simboli hanno trovato posto nella parte inferiore del contrassegno? Innanzitutto quello di NOS, "movimento politico orizzontale" o "media-partito" (nato per unire "la centralità del media per incidere nel linguaggio politico e la partecipazione politica dal basso"), come lo ha definito il suo promotore Alessandro Tommasi, già fondatore della community Will Media, lasciata a giugno dello scorso anno proprio per creare NOS, tra i primi soggetti coinvolti da Carlo Calenda in questo progetto per le elezioni europee. "Nel 1979 votò l'86% degli aventi diritto, ora va già bene se rischiamo di avere un votante su due - ha detto Tommasi in conferenza -. L'Unione Europea per noi è la scala minima in cui poter affrontare i temi che ci interessano, non possiamo farlo a livello statale". La "pulce" di Nos è la più semplice di tutte: si tratta del logotipo del soggetto collettivo, di colore nero, al centro di un cerchio azzurrino. 
Risulta sicuramente più nota la tradizionalissima foglia d'edera verde chiara che si staglia sul cerchio bianco bordato dello stesso verde del Partito repubblicano italiano. Calenda, che ha dichiarato di considerarsi "repubblicano", ha segnalato la presenza del "glorioso" Pri, rappresentato dal segretario Corrado De Rinaldis Saponaro. "L'Italia della ragione, che conosce i problemi, approfondisce le questioni e sa vedere lontano. I partiti che compongono questa lista sono appunto quelli che si richiamano all'Italia della ragione, che hanno fatto l'Europa e vogliono la sua accelerazione, dopo che per varie beghe nazionali è rimasta al palo". Va segnalato che l'ultima apparizione alle elezioni europee dell'edera del Pri risale addirittura al 2004, nella lista condivisa con i Liberal Sgarbi (il famoso "Partito della bellezza e della ragione).
Non era mai finito sulle schede delle europee, invece, il Movimento Repubblicani europei, nato nel 2001 e riattivato nel 2020, dopo un ritorno quasi decennale nel Pri dei suoi promotori (2011-2020). Ieri è intervenuta la segretaria Luciana Sbarbati, europarlamentare per 9 anni (una delle ultime elette del Pri nel 1999, nella lista comune con i liberali, e rieletta nel 2004 nella lista Uniti nell'Ulivo). Il simbolo, ripreso nel 2020, è lo stesso delle origini, con il "tralcio" di edera (esattamente con le stesse foglie del Pri, che avevano portato nel 2006 a un'ordinanza inibitoria) inserito in una corona blu di stelle. "Siamo qui - ha dichiarato Sbarbati - perché abbiamo ritenuto che lo spazio che azione offriva alla politica italiana con serietà passione, determinazione e severità potesse accogliere anche la cultura repubblicana, rappresentata dai nostri due partiti. L'Europa ha perso mordente e la capacità di essere 'una', viaggia col metodo intergovernativo e non comunitario. L'attacco sovranista e delle autocrazie all'Europa ci ha indebolito, dobbiamo invece avere dignità, forza e spessore". La coesistenza di Pri e Mre nello stesso contrassegno eviterà il sorgere di dubbi sulla confondibilità tra i due piccoli emblemi. 
Si riconduce a tutt'altra tradizione, invece, il soggetto denominato Piattaforma civica popolare riformatrice, evoluzione di quello che il 20 gennaio era stato denominato solo Piattaforma popolare (il nome attuale, in fondo, è la semplice rielaborazione del titolo dell'evento "fondativo") ed è sorto nell'alveo del Centro studi popolari europei: l'area, infatti, è quella cattolica e popolare, senza che per questo debba venire meno l'impegno all'adesione a Renew Europe (anche se non si è volutamente distinto tra Alde e Pde). Ha rappresentato questo progetto il coordinatore Ivo Tarolli, già senatore Ccd-Udc, che dopo due candidature europee con l'Udc (2004  e 2009), cinque anni fa si era presentato con la lista Popolari per l'Italia - Popolari, Democratici e Cristiani insieme in Europa (esentata dalla raccolta firme grazie all'appartenenza al Ppe del partito di Mario Mauro). "Non siamo né un partito né un recinto - ha detto Tarolli - ma uno spazio aperto per consentire a un centro politico italiano diviso di diventare un'area unitaria. Piattaforma popolare può sicuramente considerarsi, sul versante cristiano popolare italiano, l'esperienza più composita, organica e strutturata anche più di 'Todi 1' e 'Todi 2', dal 1993, anno del tramonto della Dc. Non basta richiamarsi all'Europa: bisogna essere europei, comportarsi e ragionare da europei. Pensiamo che questa partecipazione possa concorrere ad aprire una prospettiva, indicare una strada e mettere a terra un progetto". Il simbolo nella parte superiore contiene otto stelle stilizzate (anche se sembrano piuttosto dei piccoli soli) su fondo blu sfumato, con in mezzo il nome del progetto; nella parte inferiore bianca c'è invece la stilizzazione di un ponte.
L'area liberale è rappresentata essenzialmente da due soggetti politici. Il primo è Democrazia liberale, soggetto politico - già noto a chi segue questo sito - sorto nel 2022 ed evoluzione soprattutto di Rete liberale per la democrazia liberale: presidente nazionale è tuttora l'ex senatore ed ex membro Csm Enzo Palumbo, segretario è Fabio Gava, mentre ieri è intervenuto il vicesegretario Alberto Marchetti: "Con piacere abbiamo accolto la disponibilità data ai liberali di uno spazio di visibilità e di ruolo. Per la prima volta si offre un'iniziativa che tende a modificare il problema fondamentale che ha colpito la politica italiana negli ultimi trent'anni: si vuole infatti riportare al centro del dibattito un'offerta politica caratterizzata dai valori che si richiamano alla tradizione europea. Dire che le ideologie non esistono più spesso è la scusa per annacquare la proposta politica, consentire operazioni trasformistiche piegate a interessi particolari. La scommessa di questa lista è portare avanti questi temi e questi valori anche dopo il voto europeo; tra i vari temi, il recupero della funzione legislativa del Parlamento europeo ci sta particolarmente a cuore, anche perché mette al centro il problema che abbiamo anche in Italia, se il potere legislativo non legifera e interviene l'esecutivo al suo posto la separazione dei poteri va in crisi". Il simbolo è lo stesso depositato al Viminale nel 2022 prima delle elezioni politiche, con il fondo blu e le dodici stelle d'Europa concentrate ad arco nella parte superiore a una striscia tricolore ondeggiata; tra stelle e tricolore trova posto il nome del partito, tinto di giallo.
Seconda forza di area liberale è il Team K, partito della provincia di Bolzano nato nel 2018 (profondamente legato al fondatore e presidente Paul Köllensperger) e membro dal 2019 di Alde Party. Ieri è intervenuto Christian Furtschegger, cofondatore del soggetto politico: "Noi abbiamo costruito una casa liberale in provincia di Bolzano a partire da esperienze civiche. Il punto di riferimento di tutti noi è l'Europa, ma l'Europa farebbe bene a ricordarsi che l'Italia da sempre è stata punto di riferimento per il liberalismo. Nel 2019 siamo stati con un altro partner (+Europa, ndb), ora pensiamo di poter portare un forte contributo a questo progetto in questo comune abbraccio per una nuova casa liberale". Il simbolo - forse quello che più spicca all'interno del contrassegno, a dispetto delle piccole dimensioni - è lo stesso contenuto nello statuto ufficiale, con un fumetto contenente il profilo del Sudtirolo su fondo giallo, sopra la parola "Team" e un punto rosso con la K del nome del fondatore. 
Guarda di più all'area socialista, ma non dimentica la visione liberale l'Associazione Socialista Liberale, fondata a dicembre del 2022 e guidata da Oreste Pastorelli, per molti anni tesoriere del Partito socialista italiano (2008-2022) sotto le segreterie di Riccardo Nencini ed Enzo Maraio, fino alle sue dimissioni a novembre del 2022 (dichiarando che erano venute meno la fiducia del segretario e la "condivisione di un orizzonte verso cui tendere", probabilmente riferendosi alla contrarietà alla conferma dell'alleanza con il Pd e a un maggior favore per il "terzo polo"). L'Associazione Socialista Liberale - in cui si riconoscono anche Nencini, Bobo Craxi, Enrico Buemi, Mauro Del Bue - direttore della Giustizia - così come vi si riconosceva fino alla morte Ugo Intini) - si distingue con un disegno stilizzato tricolore (un po' pagine sfogliate, un po' vele) e il nome scritto in verde e rosso; nel cerchio è stato inserito solo il logo, con a fianco l'espressione "Socialista liberale" rossa e la riga verde al di sotto. "Calenda - ha detto Pastorelli - ha le idee chiare, di un progetto politico vero, che abbiamo sostenuto fin da dicembre", data in cui si è sottoscritto un patto federativo volto - come si lesse allora - a "dare voce a un'area politica che racchiuda in sé, oltre ai nostri valori riformisti, anche quelli liberal-democratici e dei popolari democratici, dei laici repubblicani, per la costituzione di una area moderata che pensiamo possa sedurre molti degli italiani che ormai non vanno più al voto", superando il bipolarismo per "creare una terza forza che seppur di centro sinistra sia distante dalle posizioni estremiste della sinistra".
Ottavo e ultimo emblema contenuto nella parte inferiore del contrassegno è quello dell'associazione PER - Popolari Europeisti Riformatori, vale a dire il soggetto cui sono legati innanzitutto Elena Bonetti (presente ieri, ma silente) ed Ettore Rosato, parlamentari fuoriusciti da Italia viva, ma anche altre figure di rilievo, incluso l'ex segretario Cisl Raffaele Bonanni. Quel "laboratorio di aggregazione e partecipazione" per costruire il terzo polo anche senza l'apporto di Italia viva si è dotato fin dall'inizio di un logo con tre bandiere (una verde e una rossa, per ricreare l'idea del tricolore) e una europea, tutte gonfiate dal vento come fossero vele, mentre accanto si può leggere il nome blu su tre righe, con le iniziali rosse e in grassetto; il logo è inserito così com'è - semplicemente rimpicciolito - all'interno del cerchietto destinato al soggetto politico.

Se Bonetti era seduta a destra di Calenda, a sinistra c'era Federico Pizzarotti, anch'egli rimasto in silenzio (ma colto spesso ad annuire) durante tutta la conferenza. Lui, peraltro, è stato probabilmente l'unica persona al tavolo dei relatori a non far parte di nessuna delle formazioni politiche contenute nel contrassegno (Azione e le otto presenti in basso), ma a riferirsi soltanto alla lista che sarà presentata: Pizzarotti e Piercamillo Falasca - rispettivamente ex presidente ed ex vicesegretario di +Europa - hanno infatti scelto espressamente di aderire personalmente alla sola lista, avendo lasciato il partito di provenienza dopo il voto a nettissima maggioranza dell'assemblea di +Europa dell'8 aprile a favore della lista di scopo "Stati Uniti d'Europa" con Italia viva e altre forze politiche (Pizzarotti e Falasca avevano ritirato la loro mozione che chiedeva l'azzeramento del tavolo ripartendo dal dialogo con Azione). "Lascio la comoda candidatura garantita da presidente di partito - aveva scritto Pizzarotti il 10 aprile su Facebook, nel post di addio sopra riportato - per intraprendere un percorso indipendente, non senza rischi ma in cui credere senza gli imbarazzi per compagni di viaggio che non vorrei avere a fianco"; lo stesso giorno si è tenuta la conferenza stampa sull'adesione di Pizzarotti e Falasca alla costituenda lista Siamo Europei.
Del piano politico si è detto; di quello grafico, si sarebbe tentati di dire che la provocazione di Cateno De Luca - che più volte aveva punzecchiato Carlo Calenda sul suo non voler dare spazio visivo ai compagni di strada - è stata colta dal leader e fondatore di Azione. Da una parte, il contrassegno elettorale di Siamo Europei contiene "solo" i fregi di 9 forze politiche (Azione e gli otto soggetti minori), molti meno rispetto a quelli della lista Libertà; dall'altra occorre dire che, a dispetto del numero minore di emblemi inseriti, il simbolo risulta comunque decisamente molto pieno, arrivando a "costringere" in alto Siamo Europei e riuscendo nell'impresa tutt'altro che scontata di far risultare i cerchietti dei simboli in miniatura ancora più piccoli dei minori della lista deluchiana (se i conti fatti sono giusti, nelle riproduzioni dei contrassegni di 3 centimetri di diametro destinate alle schede, l'elemento più piccolo di Libertà avrà 2,95 millimetri di diametro, mentre tutte le miniature di Siamo Europei scenderanno a 2,92 millimetri).
Un ultimo punto da affrontare riguarda proprio queste miniature: si rincorrono, dalla presentazione del simbolo in poi, le voci in base alle quali, qualora le liste promosse da De Luca e Calenda (ma il discorso dovrebbe valere anche per Stati Uniti d'Europa, se fosse mantenuta la struttura già nota) dovessero superare la soglia del 4%, ciascuna delle formazioni popolanti gli emblemi compositi potrebbe ottenere il beneficio dell'esenzione dalla raccolta firme. Escludendo subito che questo vantaggio possa riguardare le elezioni politiche (la legge vigente non prevede alcun ruolo "esonerante" per le elezioni europee), sulle prossime europee lo spazio teoricamente potrebbe esserci, ma non è scontato: il nuovo testo dell'art. 12 della legge n. 18/1979 esenterebbe "i partiti o gruppi politici che nell'ultima elezione abbiano presentato candidature con proprio contrassegno e abbiano ottenuto almeno un seggio in una delle circoscrizioni italiane al Parlamento europeo e che siano affiliati a un partito politico europeo costituito in gruppo parlamentare al Parlamento europeo nella legislatura in corso al momento della convocazione dei comizi elettorali". Oltre al superamento del 4% da parte della lista, dunque, per far scattare l'esenzione occorrerebbero due condizioni: la prima, che le candidature tramutate in seggi fossero ottenute "con proprio contrassegno" (pertanto non sarebbe sufficiente la presenza del simbolo nel contrassegno composito, ma occorrerebbe figurare come co-presentatori della lista, anche solo per delega, con tanto di dichiarazione di trasparenza depositata insieme al contrassegno); la seconda, che la forza politica in questione aderisca a un partito politico europeo costituito in gruppo (affiliazione che normalmente ha un costo, non proprio alla portata di un soggetto politico su scala ridotta, e comunque richiede l'ammissione da parte del partito europeo stesso). In teoria non sarebbe irragionevole richiedere anche che la persona eletta si riferisca al partito che intende giovarsi dell'esenzione, ma com'è noto non è possibile attribuire a priori e in modo netto una persona a uno solo dei soggetti costituenti la lista, quindi questo requisito non sembra utilizzabile. Se si avverassero le due condizioni indicate sopra (oltre, ovviamente, al superamento della soglia), si potrebbe in effetti assistere a una moltiplicazione delle esenzioni. Sempre che a qualcuno non venga in mente di cambiare - proprio per questo - di nuovo le regole (si spera non in corsa o in "zona Cesarini").  

Europee, Turco: "Lista Pannella deposita il simbolo Stati Uniti d'Europa"

In certi casi sono sufficienti poche righe per dare corpo a uno "scenario simbolico" che, in qualche modo, era stato previsto nei giorni scorsi. Ci si riferisce a un brevissimo post diffuso poco dopo le 17 e 30 di ieri sui propri canali social da Maurizio Turco, segretario del Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito, nonché presidente dell'associazione  Lista Marco Pannella. Il microcomunicato è stato emesso proprio in quest'ultima qualità e riguarda le elezioni europee previste per l'8 e il 9 giugno, ma soprattutto il primo adempimento pubblico visibile, cioè la presentazione dei contrassegni. "In occasione delle elezioni europee 2024 - ha scritto Turco - la Lista Marco Pannella depositerà il simbolo già depositato nel 2019 contenente la 'rosa nel pugno' e la dicitura 'Stati Uniti d'Europa'".
Quest'annuncio, dunque, è la concretizzazione di quanto era stato ricordato su questo sito lo scorso 27 marzo, all'indomani della divulgazione da parte dei media di un'ipotesi di simbolo per la lista di scopo Per gli Stati Uniti d'Europa, promossa da +Europa, Italia viva (partiti apportatori dell'esenzione dalla raccolta firme) e altri soggetti politici, tra cui Radicali italiani, il Psi e Libdem Europei: l'espressione "Stati Uniti d'Europa" era già finita su un contrassegno elettorale regolarmente depositato presso il Ministero dell'interno cinque anni fa, anche se poi non finì sulle schede elettorali. 
Simbolo del 2019
Stati Uniti d'Europa, infatti, era il progetto di lista per le elezioni europee del 2019 annunciato già all
a fine di novembre del 2018, promosso dalla Lista Pannella e dal Partito socialista italiano (allora guidato da Riccardo Nencini, la cui segreteria era in scadenza): scopo principale dichiarato era "il rilancio del progetto dell'Europa federalista, unica alternativa sia all'Unione Europea intergovernativa che all'Unione Europea dei nazionalismi politici e dei protezionismi economici". In qualche modo il progetto si era posto in continuità ideale con quello della lista La Rosa nel Pugno - Laici socialisti liberali radicali, proposto in occasione delle elezioni politiche del 2006 da Radicali italiani, Lista Pannella, Socialisti democratici italiani e Federazione dei giovani socialisti; proprio come in quell'occasione, fulcro del simbolo era il disegno della rosa nel pugno, apportato in Italia da Marco Pannella (e i cui diritti di uso e riproduzione erano stati acquistati dal Partito radicale, mentre attualmente ne è titolare la Lista Pannella) ma impiegato a lungo da molti partiti socialisti europei, nonché dal Pse. L'idea originaria, spiegata con ampiezza da Maurizio Turco a questo sito, era di presentare la lista fruendo dell'esenzione per via europea - allora concepibile - di cui avrebbe goduto il Psi come membro del Pse; una parte non irrilevante del Psi, tuttavia, si oppose (in vista del congresso straordinario) e uno dei primi atti della segreteria di Enzo Maraio fu stringere un accordo con +Europa (quando i simboli erano già depositati, senza dunque essere presente nel fregio), scegliendo dunque un diverso progetto elettorale. Maurizio Turco aveva comunque depositato il simbolo "per permettere al Psi di mantenere la promessa fatta a noi e che, al congresso socialista, era alla base della tesi della mozione che ha vinto con grande scarto". Così, com'è noto, non avvenne.
Rispetto a quello del 2019, il contrassegno ha subito qualche ritocco: lo sfondo giallo è leggermente più scuro, il rilievo della denominazione rossa è leggermente maggiore (per una spaziatura più ampia dei caratteri), ma soprattutto è stato ingrandito il fregio della rosa nel pugno (che tra l'altro ha recuperato, come in passato, i vari colori dei petali della rosa e delle parti delle foglie); in ogni caso, non si può dubitare del fatto che si tratti dello stesso simbolo (come contenuto e come concetto) depositato cinque anni fa, sul quale sono inevitabilmente maturati dei diritti in capo al soggetto depositante. Il proposito, espresso da Maurizio Turco, di depositare il simbolo Stati Uniti d'Europa presso il Viminale pone una questione circa la possibile "convivenza" nelle bacheche di quel contrassegno con quello della lista Per gli Stati Uniti d'Europa, ufficialmente non ancora reso noto mentre si scrive (ma dovrebbe essere prevista la presentazione sabato). La questione non è di poco conto e merita di essere approfondita in breve.
Per prima cosa, di certo nessun soggetto politico può invocare l'uso esclusivo del concetto di "Stati Uniti d'Europa", visto che è stato coniato molto tempo prima (l'uso più noto, in ambito politico italiano, è stato quello di Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, ma ci sono impieghi anche decisamente precedenti): non è un'ipotesi molto diversa dall'uso del termine "socialista", "comunista" o "liberale" non "brevettabile" da alcuno. Certo, è difficile negare che potenzialmente la coesistenza di "Stati Uniti d'Europa" e "Per gli Stati Uniti d'Europa" potrebbe porre qualche problema di confondibilità, se ci si limitasse al confronto dei nomi. Vero è anche che la lista Per gli Stati Uniti d'Europa sarà sicuramente sulle schede, non dovendo raccogliere le firme, mentre è probabile che il deposito di Stati Uniti d'Europa non sia seguito dalla presentazione di liste. 
Qualcuno potrebbe ritenere che il simbolo di cui Turco ha annunciato il deposito debba essere ricusato per confondibilità con quello che presenterà +Europa, magari ricorrendo alla fattispecie del "deposito emulativo", cioè fatto - come dice la legge - "con il solo scopo di preculderne surrettiziamente l'uso ad altri soggetti politici interessati a farvi ricorso", in particolare alla "lista di scopo" annunciata da tempo (a partire dall'appello di Emma Bonino); occorre però tenere conto di dettagli tutto meno che trascurabili. Quello principale - che, proprio per questo, in effetti dettaglio non è - è che il deposito del 2019 è stato fatto a livello nazionale, con tanto di ammissione da parte della Direzione centrale dei servizi elettorali: si concreta dunque un preuso nazionale (fatto anche in sedi diverse dal Viminale), preuso che ha indubbiamente un valore e basterebbe da solo a distinguere quest'ipotesi da altre del passato, in cui l'impiego di un nome in chiave locale o anche regionale non è stato ritenuto sufficiente a tutelare il preuso anche in sede di deposito al Ministero dell'interno (si pensi, in particolare, al caso di Fratelli d'Italia registrato nel 2013); a maggior ragione sono diversi i casi in cui alcuni soggetti hanno schierato simboli nuovi simili per cercare di ostacolare l'uso altrui di emblemi altrettanto nuovi ma più pubblicizzati dai media (il caso più famoso è quello della Lista Dini del 1996, prima applicazione del "deposito emulativo", ma lo stesso è valso per la lista del "Comitato Monti presidente" nel 2013). Si deve anche aggiungere che il simbolo Stati Uniti d'Europa è ricomparso in vari post del Partito radicale, a partire certamente dal 14 febbraio di quest'anno, ma anche negli anni precedenti l'uso si è registrato, per cui non si può parlare di "uso desueto", "decadenza dall'uso" e ipotesi simili.
Detto ciò, la strada più coerente sarebbe almeno consentire la convivenza dei due contrassegni, anche perché - al di là del nome molto simile, vista l'uguaglianza del riferimento ideale - sono molto diverse le grafiche e questo potrebbe essere un elemento rilevante ai fini della decisione. Se poi la Direzione centrale dei servizi elettorali dovesse considerare prevalente il deposito fatto in passato presso il Viminale in precedenti occasioni elettorali, le decisioni potrebbero essere diverse. Nei prossimi giorni se ne saprà di più.

mercoledì 17 aprile 2024

Forza Nord, Tosi parla da forzista alla Lega originaria (il nome c'era già)

Non sembra nata per finire sulle schede elettorali (men che meno su quelle delle europee), ma l'associazione-comitato Forza Nord non poteva passare inosservata, sia per il nome scelto, sia per il simbolo abbinato alla denominazione, sia per le figure che risultano promotrici di questa nuova iniziativa. La figura di guida ha un nome che ai #drogatidipolitica dice molto: Flavio Tosi. Due volte sindaco di Verona (2007-2017), presidente (2008-2012) e poi segretario della Lega Nord - Liga Veneta (2012-2015), partito per cui era stato anche consigliere regionale ed eletto europarlamentare nel 2014 (carica cui ha subito rinunciato) fino alla sua espulsione dal partito per aver portato avanti il tesseramento alla propria fondazione Ricostruiamo il Paese. Da allora ha donato un nuovo simbolo al panorama politico italiano con il faro del suo partito Fare! (non senza provocare l'irritazione di Michele Boldrin, per la possibile confondibilità con Fare per Fermare il declino), salvo poi aderire come Fare! alla lista unitaria di Noi con l'Italia in vista delle elezioni del 2018, rinnovare il faro di Fare per la ricandidatura alle comunali di Verona del 2022 e aderire subito dopo la non ammissione al ballottaggio a Forza Italia.
Ora quello di Flavio Tosi è il primo nome della lista delle persone che interverranno all'iniziativa "Il Nord torna protagonista", a fianco di un simbolo le cui radici grafico-cromatiche sono inconfondibili: nella locandina - anticipata sul Corriere.it da Giuseppe Alberto Falci - ci sono anche Gianmarco Senna (già consigliere regionale leghista in Lombardia nella scorsa legislatura e, dopo l'addio al partito alla fine del 2022, passato prima a Italia viva e poi a Forza Italia), Massimiliano "Max" Bastoni (altro ex consigliere regionale lombardo per la Lega dal 2018 al 2023, passato in quello stesso anno a Forza Italia), Alessandro Sorte (deputato forzista alla seconda legislatura e coordinatore lombardo del partito, ma leghista fino al 2004; si era già parlato di lui su questo sito nel 2022 per l'associazione Italia Forte e il suo simbolo), Cristina Rossello (avvocata, anche lei deputata per Forza Italia alla sua seconda legislatura), Luca Bona (già segretario provinciale della Lega Nord novarese fino alla sfiducia in quell'anno e all'espulsione nell'anno successivo, poi subentrato in consiglio regionale nel 2018 e iscrittosi al gruppo di Forza Italia) e Tony Iwobi (senatore nella scorsa legislatura, eletto con la Lega per Salvini premier, partito lasciato nel 2022: da poche settimane Iwobi ha aderito a Forza Italia). Sono tutt'altro che "leggeri" gli altri nomi indicati sul manifesto, giusto accanto al simbolo di Forza Italia (il partito di cui Tosi è il segretario regionale in Veneto): l'eurodeputata Stefania Zambelli (eletta nel 2019 con la Lega per Salvini premier dopo una militanza ultradecennale leghista, passata a Forza Italia a ottobre dello scorso anno), ma soprattutto Marco Reguzzoni (deputato leghista nella XVI legislatura dopo essere stato presidente della provincia di Varese, poi sostenitore da esterno dei primi passi di Grande Nord e prossimo candidato indipendente di Forza Italia nella circoscrizione Nord-Est) e Roberto Cota, presidente della giunta regionale piemontese dal 2010 al 2014 (fino a quando i giudici amministrativi hanno annullato il voto), passato a Forza Italia nel 2020.
Intervistato da Francesco Gottardi per Il Foglio nei giorni scorsi, Tosi ha sottolineato che il comitato ("la soluzione burocratica più snella. Sulla falsariga del Comitato Nord") è nato "chiacchierando col mio omologo lombardo, Alessandro Sorte. Insieme abbiamo trovato l'intesa per esprimere una fetta importante di Forza Italia: quella attenta alle aziende, al territorio, al centro produttivo del paese. Nei fatti lo stavamo già dimostrando. Prima di Natale il presidente Tajani ha girato in lungo e in largo per spingere le economie locali. L'11 e il 12 aprile andrà a Verona, per un bilaterale con il numero due di Pechino: il nuovo percorso dopo la Via della Seta verrà siglato e gestito da Forza Italia. [...] Gli sforzi per radicare il nostro consenso sono evidenti. Ci voleva soltanto un apposito contenitore per metterci a contatto col cittadino". Un contenitore e un nome che, per Tosi, possono interessare a molte persone deluse dalle ultime vicende della Lega perché sono "il vero ritorno alle origini. Altro che la deriva sovranista di Salvini".
Difficile che passasse inosservata quest'iniziativa, per giunta nei giorni in cui si ricordano i quarant'anni dalla fondazione della Lega (autonomista) Lombarda, costituita con atto notarile il 12 aprile 1984 a Varese e vista nel corso del tempo come "Partito del Nord". L'operazione potrebbe ricordare a qualcuno quella di Forza Salvini, avviata a ottobre del 2018 e finita all'attenzione dei media, anche perché il promotore dell'associazione, Pietro Spizzirri, fu immediatamente sospeso da Forza Italia e deferito ai probiviri (come fece sapere il responsabile organizzativo del partito, Gregorio Fontana): qui, però, il contesto sembra profondamente diverso. Non solo all'epoca ci fu il sostegno di una parte degli iscritti del partito al leader di un partito diverso e - in quella fase - figura guida della coalizione, ma apparve chiaro che l'uso del simbolo non fu minimamente concordato dai vertici del partito e nemmeno accettato. Questa volta, invece, non solo il nome invita al sostegno di un territorio (in cui Forza Italia tradizionalmente ha un sostegno rilevante) e si richiama in parte la struttura del simbolo di Forza Italia (scritta su due righe, obliqua crescente a 13°) senza impegnare il fregio vero e proprio (carattere simile ma leggermente diverso e non inclinato, niente bandiera e niente rosso, solo il verde che ovviamente rimanda a quello del "Sole delle Alpi"); la compresenza nella stessa locandina del simbolo ufficiale forzista e di alcuni dirigenti di spicco del partito fanno supporre che non vi sia una contrarietà dei vertici di Forza Italia alla citazione dell'emblema (purché, magari, sia allusiva essere troppo smaccata).
Di certo pare che la Lega (per Salvini premier) non abbia particolarmente gradito l'operazione: ieri il capogruppo leghista alla Camera (e segretario piemontese della Lega), Riccardo Molinari, intervistato da Stefano Rizzi per Lo Spiffero, ha bollato Forza Nord come "un'operazione un po' spericolata quella di provare a tenere i piedi in due scarpe, facendo il partito popolare europeo, liberale e democristiano con una forte presenza meridionalista e nello stesso tempo cercare di fare Forza Nord provando a rubare voti alla Lega". In particolare, secondo Molinari, "se qualcuno è scontento del nostro partito dubito che veda l’alternativa in Forza Italia che è comunque un partito storicamente a forte trazione meridionale, che ha i suoi governatori del Sud che cercano di contrastare l’autonomia, che in Europa appoggia Ursula von der Lyen e quindi politiche che danneggiano le imprese del Nord".
Tornando invece alla questione del nome e del simbolo, qualche curioso figuro tra i #drogatidipolitica più incurabili potrebbe avere l'impressione di avere già incontrato l'espressione "Forza Nord". Un'impressione corretta: al di là di adesivi e manifesti effettivamente legati all'ambiente leghista, infatti, nel 2005 in Lombardia fece la sua comparsa ed ebbe una limitata, ma significativa circolazione il simbolo Forza Nord, mai presentato ufficialmente a qualche elezione ma impiegato per operazioni elettorali propedeutiche. Quel fregio -  cui chi scrive fu ovviamente estraneo ma che è possibile mostrare  - richiamava nettamente quello di Forza Italia, usando sempre un carattere simile (probabilmente Haettenschweiler e non Helvetica) e con il verde - non proprio quello leghista, ma più chiaro - che aveva un ruolo tutto meno che ancillare. Di certo in quella fase chi lo utilizzò (e lo ritirò fuori in seguito) non intendeva parlare ai delusi o ai fuoriusciti della Lega Nord; era molto più probabile che ci si volesse rivolgere a chi avrebbe voluto un partito-crasi di Forza Italia e Lega Nord. Cioè un partito che avesse unito istanze autonomiste a campagne economiche care al ceto produttivo del Nord, impiegate tanto contro il centralismo, quanto contro fenomeni che qualcuno potrebbe chiamare parassitismo: quel ceto produttivo del Nord, in realtà, ha sempre avuto l'attenzione di una parte rilevante di Forza Italia (e l'ha ricambiata alle urne), ma quello stesso partito ha sempre avuto un importante radicamento anche nel Sud, non mancando di difenderne parte degli interessi; chi aveva pensato a metà degli "anni Zero" a Forza Nord, dunque, aveva verosimilmente accarezzato l'idea di fondere l'approccio leghista e quello di una Forza Italia "più che dimezzata" (territorialmente), qualcosa di simile al "forzaleghismo" coniato da Edmondo Berselli proprio in quegli anni (e meglio definito in seguito) Chissà se i promotori attuali del comitato Forza Nord conoscevano quel precedente e se lo hanno condiviso a distanza di vent'anni, in un contesto politico molto diverso...

martedì 16 aprile 2024

"Il taglio alle esenzioni? Vale solo dal 2029": la tesi del Partito animalista

Manca meno di una settimana al deposito presso il Ministero dell'interno dei contrassegni in vista delle elezioni europee dell'8 e del 9 giugno. E proprio guardando i contrassegni presentati in quei giorni, oltre a trovare quelli delle formazioni principali (qualcuno - pochi - presentato in questi giorni, altri ancora da svelare), si capirà quali soggetti politici non hanno del tutto perso la speranza di partecipare alle elezioni senza raccogliere le firme grazie alla loro adesione a un partito politico europeo o a una realtà simile. 
Già in questi giorni, infatti, in Rete si trovano notizie di partiti e movimenti che si apprestano a presentare comunque le loro liste, distinte da un contrassegno composito contenente un rimando testuale e/o grafico al proprio partito politico europeo di riferimento, nonostante sia ormai entrata in vigore la norma "taglia esenzioni" introdotta nella legge elettorale per le elezioni europee grazie a un emendamento presentato da Fratelli d'Italia al Senato durante il percorso di conversione del "decreto elezioni 2024". Com'è noto c'è chi ha scelto di provare a raccogliere comunque le firme richieste dalla legge (dimezzate per l'occasione, ma comunque in numero significativo), una volta sfumata la possibilità - resa possibile nel 2014 dall'Ufficio elettorale nazionale - di ottenere l'esonero attraverso un partito politico europeo anche senza eletti in Italia all'ultimo voto per Strasburgo: è il caso della lista Pace Terra Dignità (che avrebbe potuto avvalersi dell'adesione di Rifondazione comunista al Partito della Sinistra europea) e, a quanto pare, di Democrazia sovrana popolare (tra le forze politiche che nelle ultime settimane hanno lamentato il sostanziale sbarramento della "via europea" all'esenzione). Ci sono altre forze politiche che, invece, non hanno alcuna intenzione di raccogliere le firme, puntando piuttosto a presentare comunque le proprie liste come se per loro l'esonero praticato - con una certa larghezza - nel 2019 valesse ancora; nel caso di un'assai probabile bocciatura delle candidature, sono pronte a tentare tutti i ricorsi possibili, nella speranza di ottenere qualche risultato.
Simbolo del 2019
L'ultimo soggetto che ha manifestato quest'intenzione è il Partito animalista italiano, che nel 2019 aveva scommesso tutto sul potere esentante della sua adesione alla coalizione animalista europea Animal Politics EU (che pure non è un partito) e al legame dichiarato e visibile con due forze politiche - la tedesca Partei Mensch Umwelt Tierschutz e l'olandese Partij voor de Dieren, appartenenti alla coalizione citata - che avevano ottenuto seggi alle elezioni del 2014. La scommessa era stata vinta, perché gli uffici elettorali avevano accolto le liste, evidentemente considerando che quei collegamenti fossero sufficienti a testimoniare la serietà della proposta elettorale. Nel 2019 i due partiti stranieri citati hanno confermato i loro eletti, così il Partito animalista era pronto a schierare di nuovo nel suo contrassegno i loro simboli in miniatura (anche se Partei Mensch Umwelt Tierschutz in effetti è cambiato nel frattempo), accanto a quello di Animal Politics EU: nella seconda metà di marzo il simbolo apparso sui canali social - oltre alle due impronte animali e alla fascia rossa centrale con la parola "animalista" - era proprio così, con in più l'aggiunta della dicitura "Ecologisti 2050" per non coprire soltanto l'aspetto animale e fare riferimento all'anno dell'auspicata neutralità climatica.
L'approvazione dell'emendamento sopra ricordato sembrava avere fatto tramontare l'idea di nuove candidature, ma lo scorso 10 aprile il partito, guidato dal suo presidente Cristiano Ceriello, ha diffuso un comunicato in cui si annuncia tutt'altra intenzione: quella di correre alle europee con una propria lista, a dispetto delle nuove norme. "Il Direttivo - si legge - ha interpellato diversi costituzionalisti e con il proprio ufficio legale ha valutato come la norma presenti diversi tratti di incostituzionalità, in violazione anche delle Raccomandazioni della Commissione Europea di non modificare le leggi elettorali un anno prima delle elezioni, oltre che violare il Codice di Buona Condotta del Consiglio d'Europa, nonché violare la Giurisprudenza della Corte Europea CEDU che, nella nota sentenza Ekoglastnost contro Bulgaria, fa divieto agli Stati di cambiare le leggi elettorali un anno prima delle elezioni nel rispetto della democrazia e ad elezioni trasparenti".
Queste questioni sono stare ricordate più volte, anche su questo sito, nelle scorse settimane; in questo caso, però, si aggiunge un argomento interessante, che completa in qualche modo il quadro giuridico-fattuale da considerare: "In ogni caso le elezioni europee sono state indette a maggio 2023 dal Consiglio della UE, come prevede l'atto elettorale UE, e gli adempimenti elettorali in Italia sono iniziati a dicembre 2023, sei mesi prima della tornata elettorale: pertanto il nuovo testo della norma non può che applicarsi alle prossime elezioni del 2029". Non rileverebbe, dunque, il fatto che l'indizione formale delle elezioni in Italia consegua ai decreti del 10 aprile: la fissazione della data e gli altri adempimenti svolti (anche) in Italia dovrebbero far ritenere la procedura elettorale già avviata e, dunque, le ultime modifiche alle "regole del gioco" non potrebbero applicarsi a un gioco già iniziato
Sulla base di questo argomento, come su alcune interpretazioni favorevoli che il "nuovo confuso testo normativo" - a detta del partito e di alcuni giuristi interpellati, a partire da Giuseppe Libutti e Michele Trotta - consentirebbe, il Partito animalista italiano intende presentare comunque il proprio contrassegno composito e, in seguito, impiegarlo per distinguere le liste: sarà molto probabile che gli uffici elettorali circoscrizionale e (quasi certamente) quello nazionale non ammettano le candidature, non considerando giusta la lettura dei promotori della lista, quindi ci si deve preparare a una batteria di ricorsi nel tentativo di reagire contro una limitazione notevole alla possibilità di presentare candidature. 
Nello stesso periodo, tra l'altro, mantiene - e divulga - il proposito di partecipare comunque alle elezioni "in proprio" e senza dover raccogliere le firme Stefano Bandecchi, coordinatore nazionale di Alternativa popolare: lui si dice convinto che aver inserito nel simbolo di Ap il riferimento al Partito popolare europeo (di cui l'ex partito di Angelino Alfano è membro) possa ancora assicurare l'esenzione. Nel simbolo composito il cerchio del simbolo è inserito in un cerchio più grande, di colore blu sfumato (ma senza la sfumatura ben visibile nella versione precedente); in quel cerchio più grande, accanto al cognome giallo di Bandecchi, c'è la miniatura di I valori di Centro Destra (gruppo che ha presentato una candidatura nella provincia di Bolzano). 
Nemmeno questo contrassegno, probabilmente, sarà accolto: anche qui, probabilmente, arriveranno ricorsi di cui si darà conto.

venerdì 12 aprile 2024

La Libertà di Cateno De Luca di spostare, sostituire, ridimensionare

Se un giorno si dovesse fare una ricerca per mettere a confronto l’attenzione che i leader politici sono riusciti a ottenere prima ancora dell'inizio ufficiale della campagna elettorale (i decreti di indizione dei comizi elettorali per le europee e di assegnazione dei seggi alle cinque circoscrizioni, datati 10 aprile, sono stati pubblicati ieri sulla Gazzetta Ufficiale) con i voti effettivamente ottenuti dalle rispettive liste nel voto dell'8 e del 9 giugno prossimi, quasi certamente Cateno De Luca sarebbe tra coloro che vanterebbero l'indice più alto. Non si sta predicendo che l'attuale sindaco di Taormina otterrà un risultato elettorale scarso, né tantomeno ovviamente glielo si sta augurando, ma si può dire senza troppa tema di smentita che potrà superare i segretari o i presidenti di varie forze politiche minori e gareggiare con l'attenzione ricevuta da figure più abituate a finire negli spazi eredi dei vecchi "pastoni" dei telegiornali o delle pagine politiche dei quotidiani. 
Oggi, per non smentire quest'impressione, Cateno De Luca ha diffuso l'ennesima versione del simbolo della lista Libertà, guidata dalla sua ultima creatura politica, Sud chiama Nord, riuscita nel 2022 nell'impresa di conquistare due collegi uninominali (quelli di Messina, uno alla Camera e uno al Senato) e, su quella base, ha ottenuto la possibilità di presentare una lista per le elezioni europee senza dover raccogliere le firme. Quando quella possibilità è stata a rischio (a causa dell'emendamento "strozza esenzioni" di Fratelli d'Italia, che nella prima versione aveva riservato l'esenzione - oltre che ai partiti titolari di almeno un gruppo parlamentare - alle forze politiche che avevano eletto deputati o senatori nella sola quota proporzionale), De Luca come altri ha protestato in modo tangibile; quando  l'esenzione per chi aveva eletto solo nei collegi uninominali è stata restituita, di fatto Sud chiama Nord è stato l'unico soggetto politico che l'abbia sfruttata davvero avviando un progetto elettorale; lo sta facendo, in effetti, anche +Europa, ma la lista Stati Uniti d'Europa avrebbe potuto evitare la raccolta firme anche grazie alla presenza di Italia viva, quindi non si tratta di un esempio valido.
Insomma, si diceva, oggi - alle 17 e 19 - è uscita l'ennesima versione del contrassegno elettorale. E non si è sicuri di poter credere alla frase che apre il post con cui il fregio è stato reso noto sui canali di Cateno De Luca, cioè "Si è chiuso il quadro delle alleanze della Lista Libertà": ci sono ancora nove, dieci giorni prima che si concluda il rito del deposito dei simboli al Ministero dell'interno, quindi qualcosa può ancora cambiare. Qualcosa, o anche molto o, volendo, perfino tutto
Già, perché ogni versione del simbolo somiglia sempre di più a un gioco del tipo "Trova le differenze": alcune sono più visibili, altre possono essere apprezzate solo accostando le grafiche o facendole scorrere rapidamente sullo schermo. Nella versione del contrassegno di oggi, in particolare, il segmento biconcavo giallo con il nome di De Luca si è ampliato leggermente, così come è cresciuta la scritta "Libertà" al centro, mentre si è assottigliato il segmento blu che la contiene. I cinque simboli collocati in alto - i più grandi, insieme a quello del Movimento per l'Italexit collocato in basso - sono sempre gli stessi, ma hanno cambiato posizione: se prima l'ordine era Popolo Veneto, Sicilia Vera, Sud chiama Nord, Grande Nord e i Civici in Movimento (a proposito, qualcuno aveva notato che era comparso il cognome di Sergio Pirozzi?), ora vengono prima i due simboli legati a De Luca (Sud chiama Nord e Sicilia Vera), poi ci sono i Civici, Grande Nord e, per ultimo, il Popolo Veneto, quasi che si fosse voluto rappresentare lo sbarco dei Mille al contrario di cui parlava lo stesso De Luca.
Venendo alla parte inferiore del contrassegno, i cerchi sono sempre 13, ma molti hanno cambiato posizione e qualcuno ha cambiato dimensione (ora quello più evidente sembra essere quello di Capitano Ultimo, forse anche per valorizzare il gesto di Sergio De Caprio, che alla presentazione del progetto al Teatro Quirino si è tolto la maschera). Soprattutto, però, un simbolo è stato cambiato: è lo stesso post di De Luca a sottolineare l'ingresso nella lista di un nuovo movimento, Il Vero Nord, qualificato come "d'ispirazione leghista delusa dalla deriva salviniana". Non si dice nulla su quali persone facciano riferimento a quel simbolo che contiene la parola "Nord" in evidenza (stesso carattere di Grande Nord, giusto un po' più sottile), con la croce di San Giorgio rossa che parte dalla gamba della R; se quest'ultimo elemento guarda alla Lombardia, l'espressione "il VERO" scritta in verde con un carattere pennellato ricorda l'espressione "Prima il Nord!" usata al tempo di Roberto Maroni segretario della Lega Nord, ma anche - i #drogatidipolitica non avranno dimenticato - a quando la stessa espressione fu trasformata in contrassegno elettorale da Diego Volpe Pasini, che nel 2013 riuscì a far ammettere quel contrassegno (nonostante l'opposizione del Carroccio) e fece candidare nella lista leghista dell'Emilia-Romagna la moglie Sara Papinutto (prima dei non eletti in quella circoscrizione). Magari Volpe Pasini non c'entra niente, sia chiaro, ma la memoria si attiva con i dettagli.


In un certo senso Il Vero Nord sostituisce come area politica il Partito popolare del Nord di Roberto Castelli (e, incidentalmente, rende "Nord" la parola più presente nel contrassegno, con ben quattro citazioni; in realtà, però, il nuovo simbolo sostituisce quello di Progresso sostenibile, anche se sul profilo dell'ex europarlamentare Giulia Moi c'è ancora il post che ne annuncia la candidatura. In effetti, a ben guardare, nei giorni scorsi su alcune grafiche diffuse da De Luca al posto del simbolino con fogliolina di Progresso sostenibile c'era solo un cerchio verde, senza altre indicazioni. Non è dato sapere cosa sia accaduto nel frattempo, né si sa se qualcuno lo spiegherà.
Nel post di oggi si legge anche che "Sono 19 le forze politiche che fanno parte del progetto", perché alle 18 del simbolo (e, contando il doppione di "Sud chiama Nord", si deve pensare che siano stati conteggiati come forze politiche anche Enrico Rizzi e Capitano Ultimo) si deve aggiungere "la lista di Rassemblement Valdôtain". Una lista che però, alla pari dell'eventuale formazione sudtirolese di cui si era parlato, dovrebbe raccogliere le firme, perché non è prevista un'esenzione speciale per le liste legate alle minoranze linguistiche e l'esenzione della lista nazionale collegata non vale anche per le forze connesse. Si vedrà, dunque, cosa accadrà nei prossimi giorni. Con il sospetto che per Max Barbera, grafico e visual brand designer per Cateno De Luca, il lavoro non sia ancora finito.